lunedì 26 marzo 2007
TRILOGY
L’appuntamento era al solito bar per le sette di sera. Marco Pistoni arrivò trafelato, era rimasto bloccato nell’ingorgo del traffico e temeva di essere in forte ritardo. Prima di entrare, consultò l’orologio, notando con sollievo di essere in perfetto orario. Fece il suo ingresso nel locale, ordinò un Negroni e si diresse verso il tavolino d’angolo, dove Milena lo stava aspettando fra un sorso di succo di pomodoro e una patatina. Era seduta con le gambe incrociate, un vezzo che lui trovava irresistibile; i capelli castani lievemente ondulati incorniciavano il suo viso dai lineamenti sottili, illuminato da due stupendi occhi grigi, che contenevano le sfumature del mare invernale. Marco la baciò su una guancia, prese posto accanto a lei e frugò nervosamente nella tasca destra della giacca. Da quattro mesi non usciva più con gli amici alla sera, aveva rinunciato anche alle partite di calcio sui maxischermi, per non parlare del cinema, che pure amava tanto. E adesso lo aveva con sé: avvolto in un’elegante confezione, un trilogy forse piccolo, ma ugualmente stupendo. Un meraviglioso anello di fidanzamento, che avrebbe commosso Milena e che rappresentava l’anticamera di un altro genere di anello, quello che lo avrebbe reso felice per tutta la vita. Con la salivazione azzerata a causa dell’emozione sfilò la mano dalla tasca per dare il pacchettino a Milena; ma in quell’istante si presentò il cameriere con la sua consumazione. Rimise la mano in tasca e sorseggiò l’aperitivo. Quindi rivolse un sorriso dolce alla ragazza, ripetendosi per l’ennesima volta che era l’uomo più fortunato della terra: Milena era bellissima, fine, delicata; inoltre disponeva di un’intelligenza pronta e vivace; era buona d’animo e aveva un carattere tranquillo che escludeva a priori le liti banali che a volte rovinano anche i rapporti più felici. Rimise la mano nella tasca. “Milena…”, esordì emozionato. La giovane lo bloccò con un cenno. “Marco, ti devo parlare.” Lui annuì con il capo. “Va bene.”, ribattè. “Ma prima lascia che…” Finalmente tirò fuori il prezioso regalo, appoggiandolo sul tavolino, fra i bicchieri, le patatine e le olive. Milena sembrò non accorgersi del pacchetto. “Devo parlarti.”, ripetè con un’espressione distaccata del volto, che Marco non le conosceva. Con una certa timidezza sospinse il regalo verso di lei, ma il suo gesto passò nuovamente inosservato. Fu colto da uno strano presentimento, ma non ebbe il tempo di focalizzare i suoi pensieri. Milena si sporse verso di lui e disse con voce molto bassa:”Amo un altro.” Marco si sentì ghiacciare il sangue nelle vene. Fu colto da un giramento di testa. Un’ondata di angoscia si riversò nel suo cuore, simile a un’onda di acqua gelida. “Ma…io ti amo!”, esclamò disperato. “Lo so. E mi dispiace molto di farti soffrire. Ma è finita.” Milena si alzò e, con il suo passo elastico e sensuale, si diresse verso l’uscita del bar. Marco rimase immobile a guardarla andare via. Le sue mani giocavano nervosamente con il pacchetto. Che conteneva uno stupendo trilogy. Tre piccoli diamanti.
lunedì 19 febbraio 2007
INCONTRO
Quando la vide provò un tuffo al cuore. Ricordava la piccola immagine racchiusa nell'avatar, raffigurante un volto giovane e grazioso, quello di una fanciulla pulita e serena, affamata di vita. Ma dal vivo era molto di più: una splendida ragazza, alta almeno un metro e settanta, i lunghi capelli neri che incorniciavano un viso semplicemente stupendo, un corpo perfetto, e soprattutto una luce profonda negli occhi scuri pieni di vita. Antonio Malinverno si incamminò verso di lei, quasi esitando; abbozzò un sorriso timido, simile a quello di un ragazzo al primo appuntamento. E invece aveva sessant'anni.
Dopo la morte della moglie, era andato in pensione e aveva aperto un blog. Non contava molti amici, non gli interessava uscire di casa ed affrontare il mondo esterno senza di lei; la casa rappresentava un rifugio sereno e il computer uno svago che gli permetteva di scordare la sua solitudine. Incominciò a scrivere. Poesie meravigliose, ricche di immagini che scaturivano direttamente dal suo cuore; racconti realizzati con una prosa perfetta, squarci di vita vissuta oppure avventure incantate in mondi lontani e suggestivi. Il primo post ebbe dieci commenti, il secondo quindici, poi, in rapida successione, diventarono trenta, quaranta, cento, duecento. Molti gli mandavano messaggi privati. Antonio rispondeva sempre. A tutti. Diventò un punto di riferimento: dispensava consigli, parole di incoraggiamento, frasi gentili e sempre sincere, perchè era buono d'animo. Poi arrivò Isabella. Era la sua prima lettrice, la prima fan. Ormai egli sapeva che avrebbe trovato il suo commento pochi minuti dopo aver postato, e si trattava di commenti profondi che rivelavano intelligenza e sensibilità. Il passo successivo fu rappresentato dai messaggi. Isabella si era innamorata di lui. Voleva conoscerlo. Malinverno aveva scelto un avatar che raffigurava un pinguino, gli erano sempre piaciuti i pinguini; le rispose che aveva sessant'anni...non gli sembrava il caso. Ma Isabella insisteva. Con la caparbia tenacia dei giovani gli spiegò infinite volte che non era interessata all'aspetto fisico, ma alla sua anima. Al suo ingegno tanto vasto. Alla fine, Antonio Malinverno acconsentì. Provava molta paura all'idea di incontrare una ragazza così giovane, sapeva che, al di là della differenza di età, egli non era prestante, nemmeno da ragazzo era stato bello. Tuttavia Isabella era riuscita a stregarlo. Non sapeva cosa sarebbe successo, non voleva porsi domande alle quali non avrebbe potuto rispondere. Ma desiderava vederla. Parlare con lei. Assaporare il suo profumo. Bearsi della sua avvenenza. Fissarono un appuntamento in una città a metà strada. Entrambi descrissero come si sarebbero vestiti.
Sebbene fosse il 14 febbraio, il clima era mite. Nel cielo azzurro splendeva un sole che sapeva di primavera. Antonio Malinverno si fermò a pochi passi da Isabella. Sorrise nuovamente. Questa volta in modo più convinto. Ma poi...vide un'ombra passare nello sguardo della ragazza. Cercò di interpretare l'espressione di quel viso tanto bello, di dare un senso alla nuova luce che passava in quegli occhi, di capire il motivo della strana piega che aveva assunto la sua bocca. Non ne ebbe il tempo. Isabella si voltò e fuggì via.
Dedicato con tanto affetto a una persona speciale.
Dopo la morte della moglie, era andato in pensione e aveva aperto un blog. Non contava molti amici, non gli interessava uscire di casa ed affrontare il mondo esterno senza di lei; la casa rappresentava un rifugio sereno e il computer uno svago che gli permetteva di scordare la sua solitudine. Incominciò a scrivere. Poesie meravigliose, ricche di immagini che scaturivano direttamente dal suo cuore; racconti realizzati con una prosa perfetta, squarci di vita vissuta oppure avventure incantate in mondi lontani e suggestivi. Il primo post ebbe dieci commenti, il secondo quindici, poi, in rapida successione, diventarono trenta, quaranta, cento, duecento. Molti gli mandavano messaggi privati. Antonio rispondeva sempre. A tutti. Diventò un punto di riferimento: dispensava consigli, parole di incoraggiamento, frasi gentili e sempre sincere, perchè era buono d'animo. Poi arrivò Isabella. Era la sua prima lettrice, la prima fan. Ormai egli sapeva che avrebbe trovato il suo commento pochi minuti dopo aver postato, e si trattava di commenti profondi che rivelavano intelligenza e sensibilità. Il passo successivo fu rappresentato dai messaggi. Isabella si era innamorata di lui. Voleva conoscerlo. Malinverno aveva scelto un avatar che raffigurava un pinguino, gli erano sempre piaciuti i pinguini; le rispose che aveva sessant'anni...non gli sembrava il caso. Ma Isabella insisteva. Con la caparbia tenacia dei giovani gli spiegò infinite volte che non era interessata all'aspetto fisico, ma alla sua anima. Al suo ingegno tanto vasto. Alla fine, Antonio Malinverno acconsentì. Provava molta paura all'idea di incontrare una ragazza così giovane, sapeva che, al di là della differenza di età, egli non era prestante, nemmeno da ragazzo era stato bello. Tuttavia Isabella era riuscita a stregarlo. Non sapeva cosa sarebbe successo, non voleva porsi domande alle quali non avrebbe potuto rispondere. Ma desiderava vederla. Parlare con lei. Assaporare il suo profumo. Bearsi della sua avvenenza. Fissarono un appuntamento in una città a metà strada. Entrambi descrissero come si sarebbero vestiti.
Sebbene fosse il 14 febbraio, il clima era mite. Nel cielo azzurro splendeva un sole che sapeva di primavera. Antonio Malinverno si fermò a pochi passi da Isabella. Sorrise nuovamente. Questa volta in modo più convinto. Ma poi...vide un'ombra passare nello sguardo della ragazza. Cercò di interpretare l'espressione di quel viso tanto bello, di dare un senso alla nuova luce che passava in quegli occhi, di capire il motivo della strana piega che aveva assunto la sua bocca. Non ne ebbe il tempo. Isabella si voltò e fuggì via.
Dedicato con tanto affetto a una persona speciale.
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